Il mondo della musica e della tecnologia si sono scontrati ancora una volta con il recente caso Meta – Siae, che ha visto la società di Mark Zuckerberg rimuovere la musica italiana protetta da copyright dalle sue piattaforme social, Instagram e Facebook.
L’annuncio è arrivato dopo l’impossibilità di raggiungere un accordo sul rinnovo della licenza di utilizzo dei contenuti della Società Italiana degli Autori ed Editori (Siae).
Secondo quanto riportato dal direttore generale di Siae Matteo Fedeli, le trattative tra le due parti sono iniziate nell’ultimo trimestre del 2022, con l’obiettivo di dare continuità alla licenza precedente, ma alla fine si sono interrotte in maniera brusca e decisamente unilaterale da parte di Meta che ha improvvisamente deciso di rimuovere i contenuti protetti da Siae dalle sue piattaforme social.
Nel comunicato stampa di Meta, si legge in modo più o meno vago che non è stato possibile raggiungere un accordo, specificando l’intenzione di Meta di continuare a impegnarsi per raggiungere “un’intesa che soddisfi tutte le parti”.
Meno diplomatica la dichiarazione di Fedeli di Siae, che denuncia una “proposta unilaterale” da parte di Meta che prescinde “da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio”, e quindi come tale impossibile da accettare. In pratica, l’accusa di Siae a Meta è di non condividere i dati di profitto generati dall’utilizzo dei brani protetti da Copyright, e quindi di essere impossibilitata a definire un importo basato sulle revenues, come avviene invece per altri social.
Dal comunicato stampa di Siae si legge:
Per noi conoscere quanto Meta guadagni è fondamentale per poter capire l’offerta che ci fanno… il vero problema di questi modelli non è tanto il numero di visualizzazioni, ma è il quantum economico. Se loro non condividono il quantum economico, noi non capiamo se è una creazione ha generato più o meno soldi rispetto a un altro. Il modello di YouTube in questo è molto più giusto perché YouTube dichiara il valore venduto di pubblicità per ciascun video presente sulla piattaforma. Meta non ci dà nemmeno lo spaccato per country delle revenues che fa e non ce lo dà nemmeno per servizio figuriamoci se ce lo dà a livello di singola creation.
Insomma, un’aperta violazione dei principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale hanno lottato autori ed editori di tutta Europa.
È ovvio che l’impatto di questa rottura è enorme, anche perché non comporta solo la cancellazione dai cataloghi social della maggior parte dei contenuti musicali italiani, ma anche di quelli di molti autori esteri i cui diritti autoriali sono tutelati in Italia da Siae. Inoltre, come sottolinea Fedeli, più che una soluzione, quella proposta da Meta è parsa come un’imposizione nella formula “take it or leave it!” che non ha lasciato scampo a trattativa. L’approccio di Meta alla questione dei dati è stato “di scarso confronto e di scarsa collaborazione”.
Questo episodio ha evidenziato una volta di più le difficoltà che le società tecnologiche incontrano nel negoziare con le organizzazioni di gestione dei diritti d’autore. Da un lato, le prime sono sempre alla ricerca di nuovi modi per promuovere la musica sui loro servizi, dall’altra gli autori e gli editori cercano di garantire che venga loro riconosciuto il giusto compenso per l’uso della loro musica.
Uno spiraglio si è intravisto grazie a Soundreef, la società per la difesa dei diritti d’autore fondata nel 2011 da Davide D’Atri, che oggi amministra 43mila artisti della musica italiana. È stato raggiunto infatti un accordo per ripristinare i brani i cui diritti vengono amministrati unicamente on-line e quindi non condivisi con Siae.
La società indipendente fondata a Londra ha gestito i diritti d’autore di molti artisti italiani, tra cui Laura Pausini, J-Ax, Nesli, Gigi D’Alessio e Rkomi (per fare alcuni esempi). Grazie all’accordo con Soundreef le canzoni gestite dalla società londinese possono ancora essere utilizzate sui social network.
Un segnale importante che ci spinge a considerare ancora una volta l’importanza di una pluralità di offerta editoriale, a tutela dei diritti degli artisti e di chi apprezza e fruisce dei loro contenuti.