Croce e delizia della nostra vita digitale, il Wi-Fi è un insieme di tecnologie che consentono il collegamento senza fili in una rete locale. Specialmente nelle nostre case il concetto di rete locale calza a pennello.

Più dispositivi (per esempio personal computer, smartphone, smart TV, ecc.) possono collegarsi tra loro senza lo scomodo ingombro dei fili, grazie alle onde radio.

Indipendentemente dalla tecnologia che utilizziamo per connetterci ad Internet, tutti, ma proprio tutti abbiamo in casa uno o più dispositivi Wi-Fi, divenuti praticamente indispensabili.

A parità di performance erogate dal gestore, una connessione può essere percepita come ottimale o deludente a seconda della capacità dei nostri dispositivi wireless di diffondere il segnale in modo rapido, esteso ed uniforme all’interno della nostra abitazione.

Ma come nasce questa rivoluzione tecnologica?

Non tutti sanno che a porre le basi storiche per il Wireless Fidelity (di cui Wi-Fi è acronimo) fu la fascinosa attrice hollywoodiana Hedy Lamarr, che all’epoca dei suoi studi di ingegneria a Vienna volle contribuire alla lotta al nazismo progettando un sistema di guida a distanza per siluri. Il brevetto consisteva in un sistema di modulazione e codifica di informazioni da trasmettere con onde radio. Ignorato dalla marina americana durante la seconda guerra mondiale (chissà perché…) il progetto fu invece alla base della tecnologia di trasmissione radio utilizzata nelle moderne reti wireless. Per i più curiosi si trattava del “frequency hopping”.

Certo, bisognerà attendere più di mezzo secolo per vederne i frutti nella storia moderna.

I primi mattoni arrivarono sul mercato negli anni 90, con velocità di collegamento che oggi ci appaiono ridicole (a malapena 2 Mbps). Nel ‘99 vide la luce il nome Wi-Fi con relativo logo. Dello stesso anno è la famosa presentazione del primo Macintosh portatile in grado di collegarsi senza fili. Steve Jobs, in un video diventato virale, passò un hula hoop intorno al PC collegato ad internet, per dimostrarne l’assenza di fili collegati. Da allora lo sviluppo del Wi-Fi è stato inarrestabile, e non ha nessuna intenzione di fermarsi! Nella sua ultima incarnazione, ancora in via di definizione (WiFi7), promette velocità da capogiro, che arrivano a sfiorare i 30 Gbps.

Ma quali sono le principali cose da sapere sulla tecnologia Wi-Fi?

Innanzitutto la frequenza: c’è un segnale radio da captare, che può essere trasmesso a frequenze diverse.

Nel caso del WiFi le frequenze usate sono quelle nella gamma dei 2.4 GHz e dei 5 GHz. L’uso dell’una o dell’altra presenta limiti e punti di forza.

La Banda a 2.4 GHz non permette grosse velocità ma è meno influenzata dalla struttura della nostra abitazione, ossia meno sensibile ad ostacoli come muri ecc.

La Banda a 5 GHz è invece molto più influenzata dagli ostacoli, ma in assenza di questi può farci andare molto più veloce.

La prima interessante scoperta è dunque che sarebbe buona cosa avere entrambe queste tecnologie nella nostra rete WiFi casalinga, potendo così prendere il meglio tra le due. È quello che si chiama dual band, una caratteristica di alcuni apparati wireless (access point) che permette di operare contemporaneamente sia sulla banda a 2.4 GHz che su quella a 5 GHz, aiutando i dispositivi che vi si collegano a scegliere la banda migliore. In assenza di questa opzione, il nostro smartphone ad esempio sceglierà autonomamente di volta in volta la banda in quel momento più forte o più vicina all’access point.

Un altro aspetto importante legato a questa tecnologia è la possibilità di garantire la sicurezza che le informazioni trasmesse non vengano intercettate. Fin dagli anni 90, infatti, si è sempre posta molta attenzione sull’obiettivo, per una rete wireless, di raggiungere lo stesso livello di sicurezza delle reti su cavo. Si può facilmente immaginare infatti come un segnale radio che non conosce confini stabiliti possa essere intercettato più facilmente di quanto si possa manomettere un cavo che passa in un muro.  

Per questo le reti senza filo devono essere opportunamente cifrate.

Negli anni gli algoritmi di sicurezza WiFi hanno subito molti cambiamenti e aggiornamenti, fino ad arrivare a due metodi che portano il nome di WPA2 e WPA3 (con il numero che ne identifica la versione). Usando una di queste due tecniche siamo verosimilmente sicuri che anche la nostra rete lo sia.

WPA2 è la versione più diffusa in assoluto. Introdotta nel 2004, è considerata ottimale per la protezione delle reti casalinghe. Da usare possibilmente evitando la funzionalità WPS, che permette di collegarsi alla rete senza filo senza inserire la famosa “password”: questo rende tutto più comodo ma purtroppo espone la rete a possibili attacchi, pertanto il nostro consiglio è quello di usare sempre una password per collegarsi, meglio se lunga e complessa.

WPA3 è la nuova generazione di sicurezza Wi-Fi, che si pone l’obiettivo di proteggere il Wi-Fi dagli hacker, garantendo non solo la sicurezza delle connessioni, ma anche la protezione sulla disattenzione degli utenti.

Il nostro consiglio è ovviamente quello di configurare sempre i dispositivi Wi-Fi con il miglior metodo di sicurezza che possano supportare (dispositivi molto vecchi potrebbero non supportare le tecnologie più avanzate); se a configurare l’access point è direttamente il nostro operatore internet, sarà questo a poterci dire quale metodo di sicurezza sta proteggendo la nostra rete Wi-Fi.

C’è un’ultima considerazione generale da fare riguardo alla tecnologia Wi-Fi, che costituisce più che altro un temuto allarmismo veicolato negli anni che vorremmo contribuire a sfatare: l’ipotetico rischio per la salute.

Il dibattito infatti è ancora estremamente vivo, specie per gli immancabili complottismi e la diffusa ignoranza in materia. La certezza però è una: le radiazioni elettromagnetiche prodotte dalla nostra rete senza fili casalinga sono infinitamente inferiori a quelle di un telefono cellulare durante una chiamata e, sebbene gli studi su questo campo vadano comunque continuati, nulla ha finora realmente mostrato una relazione causale tra le radiazioni elettromagnetiche del Wi-Fi e la carcinogenesi.

D’altro canto possiamo fare un ragionamento molto più semplice: una radiazione qualunque per essere potente deve consumare molta corrente. L’assorbimento energetico di questi dispositivi è invece estremamente limitato (altrimenti saremmo tutti piagati dalle bollette per via del Wi-Fi, soprattutto in questo periodo!) e la densità energetica è bassissima.

Se, insomma, non ci preoccupiamo di avere il telefono in mano 24 ore su 24 e, addirittura, di dormirci accanto durante la notte, non dovremmo certamente preoccuparci di possibili danni causati dalla nostra rete Wi-Fi domestica!