È terminato da poco più di una settimana il Valorant Championship Tour, il campionato più importante del notissimo game di casa Riot.
Dopo soli due anni dall’uscita, ha già fatto registrare numeri da record nella scena competitiva degli sport elettronici ; ne avevamo già parlato in questo articolo del 2020 come di un titolo che avrebbe fatto la differenza e così è stato: lo Show è stato visto da circa 1,5 milioni di spettatori.
Un evento che gli appassionati definiscono mozzafiato, per la grande competitività emersa dai giocatori in gara. D’altra parte il gioco in questione vanta una schiera di fedelissimi che mamma Riot sa benissimo come accattivarsi sempre più.

Il gioco
Valorant è uno “sparatutto tattico” dove strategia, velocità d’azione e gioco di squadra si fondono in uno scontro a fuoco senza esclusione di colpi.
Si gioca a squadre da 5, una in attacco e una in difesa, e ogni giocatore può scegliere un “agente” diverso, con abilità letali uniche, che messe insieme conferiscono una precisa identità alla squadra, sia attraverso le giocate individuali che nelle azioni corali. Compito dell’attacco è piazzare un ordigno nei vari siti della mappa e assicurarsi che esploda, compito della difesa è disinnescarlo prima che sia fatto “brillare”. I difensori possono anche impedire il piazzamento dell’ordigno facendo scadere il tempo che gli attaccanti hanno a disposizione.
Sia attacco che difesa possono vincere la partita eliminando tutti i componenti della squadra avversaria.
La prima squadra a vincere 13 round vince la partita.
La combinazione degli agenti scelti e delle mappe giocate crea una variegata rosa di situazioni, azioni e scontri che rendono questo gioco unico e avvincente. Nei tornei si giocano 3 mappe scelte dai team e solo nella finale si giocano 5 mappe, nell’ultimo caso chi vince per primo 3 mappe è il campione!
Come funziona questo Game-Tour?
Le squadre sono divise per regioni: EMEA (Europe, Middle East, & Africa), APAC (Asia Pacific & Oceania), NA (North America), LATAM (Latin America), BR (Brasil) e KR (Korea), JP (Japan).
La competizione è a sua volta divisa in tornei: Challengers, Masters e Champions, che è ovviamente la sfida finale. Le squadre si sfidano prima nelle Challengers regionali e poi nei Masters. I vincitori dei Masters e i Team con il maggior numero di punti riescono ad accedere direttamente alla Champions, mentre gli sconfitti possono giocarsi la loro “ultima occasione” nelle Last Chance Qualifier.
La Champions quest’anno è stata disputata dal 31 agosto al 18 settembre a Istanbul. Un vero e proprio evento live con spettatori e giocatori in presenza, giocato interamente in LAN, ossia sfruttando un’unica rete intranet locale.
I vincitori sono stati i Brasiliani dei LOUD, imponendosi 3 mappe a 1 contro gli Americani degli OpTic. La squadra carioca ha imposto durante tutto il torneo un gioco aggressivo, sicuramente meno accademico rispetto ai blasonati team Europei e NordAmericani. Nel Gran Finale contro gli Optic hanno demolito gli schemi avversari, a tratti troppo disorganizzati e prevedibili. Giocate “già viste”, contrastate abilmente da mosse spesso spiazzanti, hanno reso vulnerabili gli americani e portato al meritato successo i brasiliani.

Un “caos ragionato”, quello dei LOUD, frutto di un attento studio strategico degli avversari: hanno studiato le loro partite, previsto le posizioni in attacco e in difesa, analizzato lo stile di gioco e messo su una strategia chirurgica; merito anche del coach Matheus Tarasconi. Già, perché l’allenatore, una figura che i non addetti ai lavori forse non immaginano essenziale nel mondo del gaming competitivo, è invece fondamentale per orientare gli sforzi della squadra.
Insomma, una finale spettacolare dove i LOUD sono letteralmente straripati nella quarta ed ultima mappa.
I due team si erano già scontrati diverse volte durante i Master, segnando due importanti vittorie a favore degli OpTic nella Finalissima del primo Master e nei gironi del secondo Master a Copenhagen. Una Finale dunque segnata dal destino, che ha concesso ai LOUD una dolce e forse inaspettata vendetta.
Gli Americani ci hanno provato in tutti i modi, specialmente Jaccob “YaY” Whiteaker, giocatore intelligente e molto tecnico che più di una volta ci ha deliziato con delle giocate pazzesche. La sua elevata abilità tecnica è venuta fuori proprio nelle situazioni più difficili, dove l’avversario sembrava controllare la mappa nei punti meno sospetti, grazie ai suoi riflessi e alla sua capacità di adattamento allo stile nemico.
Tra le fila dei LOUD non possiamo non citare Felipe “Less” Basso. Un ragazzo di 17 anni che si è saputo imporre in finale con l’esperienza di un veterano. Nell’ultima mappa, ha tirato fuori dal cilindro un “ACE” incredibile, riuscendo a sterminare tutti e 5 gli avversari da solo.
Non vediamo l’ora che inizi il tour del 2023, dove Riot ha promesso importanti novità nei tornei e anche nel gioco stesso, con mappe e abilità nuove che renderanno questo gioco ancora più imprevedibile.
Che dire, speriamo solo di vedere una squadra Europea in finale!
Micso