C’è un borgo piccolo piccolo, arroccato su un colle da cui si gode una vista mozzafiato: è Pietranico, comune di 440 abitanti in provincia di Pescara.
La sua collocazione strategica lo portò, negli anni, a farsi rifugio dei monaci benedettini e di quanti dovevano proteggersi dai sanguinosi attacchi di turchi e saraceni. Ecco che attorno al castello benedettino, più o meno nell’anno 1000, si formò, disposta a raggiera, una comunità difesa e compatta, che, sorretta dall’umana guida dei Monaci, fiorì rigogliosa ed evoluta, sperimentando nuovi metodi di coltivazione e tecniche di allevamento. Fu così che Pietranico divenne ricca e florida, in breve tempo culla di artisti e innovatori, in special modo in campo agricolo.
Non è un caso che questo piccolo comune sia tra i più importanti siti archeologici d’Italia per la presenza delle vasche rupestri, antiche vasche scavate direttamente nella roccia e utilizzate un tempo per la vinificazione. Qui ne sono conservate ben 7. Una lungimiranza che ha reso oggi questo territorio tra i più vocati d’Abruzzo alla coltivazione del vino.
Una storia ricca, preziosa, che, come spesso accade, rischierebbe di restare schiacciata sotto il peso dello spopolamento: opere d’arte e bellezze archeologiche che riposano statiche in un luogo ormai deserto.
Ma qui è andata diversamente.
Qui è successo un piccolo miracolo, che ha portato Pietranico ad essere uno dei comuni più digitalizzati della regione. Quasi TUTTE le famiglie residenti possiedono una connessione attiva con MICSO. Un rapporto di fiducia reciproca che significa connessione, lavoro, futuro. Soprattutto significa che tanti giovani del posto hanno scelto di restare, di investire sul loro territorio, di non scappare via. Di costruire nel loro paese.
Il sindaco Francesco Del Biondo ci ha raccontato in un’intervista tutto l’orgoglio di questa scommessa vinta.