Risata fragorosa, mood allegro e spigliato, una massa di indomabili ricci biondi che qui in azienda è così iconica da essersi meritata un avatar tutto suo.
Chiara infatti è l’unica collega a vantare un alter ego virtuale in formato cartoon, alla guida della nostra piattaforma di tracciamento aziendale. Un attestato della sua storica presenza in MICSO!L’esperienza: una bacchetta magica
“Eh sì, quest’anno festeggio ben 20 anni in azienda! Dopo la laurea in lingue e un’esperienza nel recupero crediti, nel 2003 mandai il curriculum in MICSO, all’epoca un’azienda di software che si era da poco affacciata al mondo emergente delle connessioni ad internet. Serviva un commerciale che gestisse la vendita e il post vendita delle nostre prime ADSL. Fui assunta.
Da allora molte cose sono cambiate, e il mio lavoro è diventato decisamente più ramificato.
Oggi ho principalmente una funzione di raccordo tra il reparto commerciale e quello amministrativo. Oltre ad essere di supporto nella gestione ordinaria di chiamate, ticket e email, ho il compito di garantire che tutte le richieste o attivazioni arrivate entrino nel corretto flusso di fatturazione, soprattutto richieste anomale che necessitano di una gestione particolare, come offerte dedicate, rientri, subentri, iter non ordinari, errori di sistema e “aggiustamenti” vari. In pratica, sbroglio matasse complesse e le faccio diventare semplici! Conosco i clienti, i sistemi che usiamo e anche dove possono presentare qualche intoppo. La mia bacchetta magica si chiama esperienza, e utilizzare tutti gli strumenti che ho a disposizione, in modi e dosi diverse, per trovare le soluzioni più efficaci al problema, è una cosa che mi dà molto gusto. Un po’ come creare ogni giorno un piatto diverso a partire dagli stessi ingredienti.
Una missione che ben si associa alla mia caratteristica predominante, la curiosità. Imparare cose nuove e avere un approccio propositivo mi ha sempre aiutato a non annoiarmi mai, anche dopo 20 anni!
Certo l’azienda è cambiata, dal mio arrivo sono state assunte più di 50 persone, tanti giovani, e i rapporti tra colleghi si sono fatti più sfidanti. Da un ambiente famigliare e scanzonato si è passati ad una dimensione strutturata, più professionale certo, ma inevitabilmente più caotica. Tante teste, qualche conflitto, almeno 4 generazioni in campo!
E nuovi assetti, nuove relazioni. Una volta in pochi cercavamo di far tutto, spesso anche contemporaneamente, c’era caos ma si allenava l’inventiva e ci si affidava molto alla collaborazione e alla relazione umana. Oggi c’è più organizzazione e una specializzazione più settoriale, ma a volte questo rende disarmati di fronte all’imprevisto.
Per questo, se mi capita di darne, i miei consigli ai ragazzi entrati da poco suonano più o meno così:
Sii flessibile e curioso, sperimenta anche ciò che non è di tua stretta competenza, comunica sempre con un sorriso, meglio per telefono prima che via email. Perché i rapporti umani vanno coltivati, anche in ambito professionale. E poi non smettere di imparare, mettici del tuo, trova uno stile personale! E’ l’unico modo per amare davvero il tuo lavoro.
E se potessi aggiungere un’ultima esortazione, urlerei a gran voce: VIAGGIA!
Girare il mondo apre la mente, ti dispone diversamente verso persone, problemi e decisioni da prendere. È in assoluto è la mia più grande passione, solo zaino in spalla mi sento me stessa al 100%! Amo conoscere culture, tradizioni, religioni diverse e uscire dalla comfort zone per tirar fuori il mio lato selvaggio. Credo sia un bisogno primario che tutti hanno, ma che solo alcuni assecondano davvero. Io di sicuro lo faccio!
E quando torno in ufficio sono ricca di nuovi insegnamenti.
Pensate ad esempio a quanto possiamo imparare da 3 popoli molto diversi, cittadini dei miei luoghi del cuore: gli Stati Uniti – Un popolo libero, ottimista, finalizzato al risultato. L’assenza di burocrazia rende tutto rapido, fattibile. Mi hanno insegnato cos’è il problem solving.
E poi il Giappone, patria di un rispetto e di un senso civico senza eguali. In tempi non sospetti, nel 2019, i giapponesi usavano già la mascherina per tutelare gli altri, anche se avevano un semplice raffreddore. Mi è parso un grande insegnamento di civiltà e rispetto del prossimo. E poi hanno una calma invidiabile, quella che serve a fare le cose per bene. Un concetto non molto popolare qui in Occidente, ma che invece dovrebbe, a mio avviso, diventare un vero valore professionale.
E infine l’Inghilterra – quanto la amo! – unica, coinvolgente, così meravigliosamente piena di contraddizioni! Patria dell’eleganza, del bon ton e della compostezza ma anche della ribellione, del punk, del melting pot.
A Londra puoi essere quello che vuoi, esprimerti liberamente, forse più che in qualunque altro luogo al mondo. E l’insegnamento da trarne è probabilmente il più prezioso di tutti: il rispetto dell’altro.
È a partire da lì che, credo, dovremmo sempre ricostruire noi stessi, ben oltre le quattro mura di un ufficio.”