Scopri il fediverso: un luogo virtuale in cui gli utenti sono al primo posto

Per gran parte delle persone, l’utilizzo dei social network significa divertimento, passatempo, leggerezza.

Eppure, nel 2018, la società inglese Cambridge Analytica è stata coinvolta in uno scandalo monumentale, da cui è emerso che i dati di 87 milioni di utenti Facebook erano stati utilizzati per influenzare l’esito di campagne politiche, tra cui quella dell’ex presidente americano Donald Trump.

Dunque, c’è qualcosa che ci sfugge in merito all’effettivo peso dei social network nella società attuale: dietro l’apparenza di un frivolo svago, ci sono questioni non trascurabili sull’impatto che essi hanno sulle nostre vite.

Forse vale la pena spenderci qualche minuto in più…

Ad esempio, avete mai pensato a quante volte avete inserito online i vostri dati per registrarvi su una determinata piattaforma?

I meno giovani ricorderanno ICQ, MSN, Myspace, gloriosi antesignani dei moderni social, luoghi virtuali di tendenza usati per anni e poi inevitabilmente estinti, un po’ come accade per i locali trendy: a un certo punto lasciano spazio nuovi luoghi di intrattenimento.

Solo che, nel mondo digitale, ogni volta che succede questo, siamo noi a doverci “clonare”, creando una nuova identità altrove, moltiplicando in rete i nostri dati personali e i nostri gusti, con buona pace della nostra privacy.

Eppure Internet, nella maggior parte dei casi, non ci obbliga necessariamente a questi fenomeni di migrazione digitale.

Pensiamo alla posta elettronica: se voglio creare una casella, posso decidere di iscrivermi su Gmail, Yahoo!, Microsoft o altri. Indipendentemente da quale sarà il mio gestore di posta, io potrò spedire e ricevere i messaggi con tutti gli altri utenti, anche quelli non registrati sullo stesso servizio.

E non sarò vincolato all’utilizzo di un particolare software: potrò usare Outlook, Thunderbird o altri programmi. Chiunque riceverà la mia email, e io ne riceverò da chiunque.

Questo perché, alla base, c’è un protocollo comune che tutti i software di posta rispettano: SMTP, Simple Mail Transfer Protocol.

Diversamente, anche se magari è un aspetto che non ci è subito così evidente, la maggior parte dei social network porta con sé una filosofia di chiusura.
Sembra un concetto banale: se un utente vuole interagire con altri che sono presenti su una determinata piattaforma, dovrà crearsi anche lui un account su quella piattaforma. Inoltre, nella maggioranza dei casi, dovrà usare quella specifica applicazione.

Questa esclusività ha le sue ragioni: le piattaforme social più popolari (Youtube, Facebook, Instagram) , benché gratuite, muovono business milionari che si basano sulla profilazione degli utenti e sul loro potere d’acquisto.

Gli utenti diventano prodotti a cui vendere prodotti: risorse preziosissime da non far scappare via, ma anzi da curare e fidelizzare con sofisticati algoritmi.

È possibile che ad oggi non ci sia un’alternativa a questo modus operandi? E’ possibile che la magia di Internet non abbia fatto altro che traghettare la civiltà verso un utilizzo della tecnologia legato esclusivamente alle logiche di marketing?

Un’alternativa c’è, e si chiama fediverso.

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Termine che unisce il concetto di federazione a quello di universo, ma che rimanda anche all’idea di DIVERSO: un approccio diverso nel gestire le nostre relazioni sociali sul web, in modo libero e inclusivo.

La genesi può essere fatta risalire al 2008, quando il programmatore Evan Prodromou pubblicò il primo post sulla sua piattaforma Identi.ca.

Da allora sono nati molti social network indipendenti, ossia non legati a big corporation, come ad esempio PeerTube (piattaforma dedicata alla pubblicazione di video, sul modello di YouTube), Mastodon (simile a Twitter), Friendica (simile a Facebook), per citarne solo alcune.

Queste piattaforme hanno la peculiarità di essere decentralizzate: ciò significa che non esiste un’infrastruttura gestita e controllata da un’unica organizzazione. Non è tecnicamente possibile che un Mark Zuckerberg cambi nome al social più diffuso del mondo, o che un Elon Musk acquisisca la piattaforma di microblogging più popolare.

Né vi possono essere algoritmi che studiano la vostra attività per scegliere cosa far apparire sulla vostra timeline: tutto è in ordine rigorosamente cronologico. Ci sono due aspetti veramente rivoluzionari del fediverso.

  • Il primo è che chiunque può creare un nodo (tecnicamente “istanza”) e contribuire ad accrescere una community di utenti che scelgono, spesso per motivi ideologici, piattaforme alternative.
  • Il secondo aspetto è quello della federazione.

Le varie piattaforme non sono isole a sé stanti, ma grazie all’utilizzo di un protocollo comune (come l’SMTP nel caso della posta elettronica), gli utenti possono interagire tra loro anche se iscritti su social differenti!

Facciamo un esempio: voglio conoscere il fediverso, in particolare la piattaforma Mastodon, e pertanto creo un account su una particolare istanza: https://mastodon.cloud.Potrò entrare in contatto solo con gli utenti che si sono registrati, come me, su quell’istanza? Certo che no! Potrò comunicare con utenti registrati su altre istanze “mastodon”, potrò seguirli ed essere seguito, ma non finisce qui: potrò anche seguire utenti registrati su altri social network, che non hanno nulla a che fare con Mastodon.

Ad esempio, se c’è un utente su PeerTube di cui apprezzo i contenuti video, potrò decidere di seguirlo, e vederne le pubblicazioni sulla mia bacheca, senza dovermi registrare io stesso su quella piattaforma!

Una federazione di social network, insomma, che è prima di tutto l’insieme di contenuti davvero interessanti per me, pubblicati da utenti che scelgo di seguire, senza l’obbligo di iscrizioni multiple né profilazioni “interessate”. Un terreno libero di scambi virtuali.

Se tutto questo ti ha incuriosito, esplora anche tu il fediverso, iscrivendoti su una delle innumerevoli piattaforme. Ma non pensare di entrare in una nicchia di utenti molto ristretta…gli utenti “alternativi” sono già più di 5 milioni!