“Buongiorno sono Mania, in cosa posso esserle utile?"
"Buongiorno Mario, ora le spiego tutto…”
Questo è più o meno lo sketch involontario che si consuma quotidianamente presso l’helpdesk Micso.

Iraniana di nascita, abruzzese d’adozione, Mania è tante cose in una: informatica, chef stellata, aspirante scrittrice, attivista politica. Un melting pot di esperienze, voci e sensibilità che intingono di vitalità tutto quello che fa.
In Micso si occupa di supporto tecnico da sede ai nostri clienti. Il nome non proprio italico e la voce profonda talvolta generano qualche gaffe involontaria, ma lei ci scherza su, e spesso non rettifica.

La gentilezza è un atto politico

“È divertente diventare Mario 2 o 3 volte al giorno, non è mica da tutti poter cambiare identità così liberamente! Fa parte del gioco, e poi quel che conta è soprattutto la relazione che stabilisci con le persone.

Sono in Micso da 3 anni e mi occupo di assistenza tecnica, un lavoro che amo. Mi piace soprattutto il troubleshooting, per usare un’espressione informatica che significa più o meno “risoluzione dei problemi del cliente”. Unita all’informazione sul processo che ha portato al superamento del disservizio, ha lo scopo non solo di risolvere ma anche di prevenire, fornendo utili strumenti di analisi al cliente finale.

Il mio percorso in Micso è stato un po’ atipico: sono entrata quando è iniziata l’emergenza Covid, e per 6 mesi ho fatto formazione solo a distanza! Tanta gavetta certo (l’esigenza di connettività a quel tempo era altissima) ma anche tante difficoltà. Quando ho avuto la possibilità di tornare in sede ho capito la differenza, e anche il grande valore aggiunto di quest’azienda: stare a stretto contatto con chi ha creato la nostra infrastruttura, imparare dalla fonte, al contempo poter contare su una squadra di persone che si supportano a vicenda, in un clima disteso e non competitivo. Qui non esiste il lavoro mio o tuo. Esiste il lavoro di assistenza tecnica, a cui tutti possono contribuire mettendo un tassello del loro know-how, anche se la chiamata è stata gestita da una sola persona.  

Un concetto che mi è caro perché attinge al principale insegnamento della mia famiglia e della mia terra: la condivisione. Sono nata in Iran e arrivata in Italia ad appena 6 mesi, diventando perfettamente bilingue. Credo che la mia famiglia abbia scelto l’Italia perché siamo, nonostante tutto, un grande popolo dell’accoglienza, forse il più affine a quello iraniano, che dell’ospitalità ha fatto un’espressione di identità culturale. Qui in Italia ho condotto tutti i miei studi: la laurea in Cultura e Letteratura Persiana, i master, il diploma in Tecnico della ristorazione che mi ha portata a lavorare come sous chef per hotel e ristoranti stellati. Una passione profonda che comporta anche grandi doti organizzative. Amo soprattutto la componente gestionale della cucina, la necessità di ragionare secondo metodi e procedure precisi, che rendono tutto fluido e senza intoppi. Forma mentis che mi porto dietro nella vita, e anche ovviamente nella mia attuale professione.

L’insegnamento più prezioso però, quello che mi guida qualunque cosa faccia, è un altro, qualcosa che ha a che fare con la mia terra e con i suoi valori più profondi: si chiama gentilezza. C’è un detto antichissimo nella cultura persiana che recita: Pensare bene, Parlare bene, Agire bene. Come a dire che non basta mostrarsi più o meno educati per essere persone di valore, la gentilezza bisogna sentirla, masticarla, deve far parte di noi, crescere insieme alla nostra identità.

La gentilezza è un atto politico, attraverso di essa dichiariamo chi siamo e qual è il ruolo che vogliamo avere nella relazione con gli altri esseri umani.

A volte si pensa che la politica sia qualcosa di estraneo a noi, che ci governa dall’alto. In realtà è soprattutto una rappresentazione di noi stessi e della nostra possibilità di espressione. Sono un’attivista, da anni mi batto per i diritti della mia terra e ora più che mai, in questi tempi bui, per i diritti violati delle donne del mio paese, violentate, avvelenate, calpestate e uccise a migliaia per aver rivendicato la libertà di esistere. Qualcosa sta cambiando, in Iran è in atto una vera a propria rivoluzione che vede uomini e donne lottare fianco a fianco al grido di “Donna, Vita, Libertà”. Perché anche gli uomini hanno capito che non può esserci vita per loro, se non c’è per le donne che camminano al loro fianco.

Cosa possiamo fare noi? Parlarne, informarci, condividere il più possibile, far conoscere questa realtà anche a chi gira la testa dall’altra parte.

Anche questa è gentilezza, una Politica che può cambiare il mondo.

Qui un video che ho realizzato in occasione della giornata internazionale della donna sulla condizione femminile in Iran: