Torna la rubrica “le parole di Internet”, che ogni mese arricchisce il nostro personalissimo dizionario digitale.

Nell’articolo precedente abbiamo svelato qualche chicca sulla nascita e l’evoluzione di una delle più straordinarie invenzioni dell’umanità (almeno quella moderna): il Wi-Fi. Ed è proprio al Wi-Fi che vogliamo dedicare l’approfondimento di oggi: quante sono le parole del wireless?

Sappiamo che se vogliamo collegarci in Wi-Fi in casa abbiamo bisogno di un access point, il dispositivo che consente l’accesso wireless alla rete locale. Spesso è incorporato nel router che ci collega ad internet e per questo motivo è un termine il più delle volte dimenticato o confuso appunto con il router stesso. In realtà sono due cose diverse. Diciamo che, se il router è il tramite per raggiungere destinazioni esterne, l’access point gestisce i collegamenti tra i dispositivi interni e fa sì che comunichino tra loro e con una eventuale rete fatta con i normali cavi. Nel caso della tecnologia FWA con antenna di MICSO, i due apparati sono separati:  il router è integrato nell’antenna, mentre l’access point è il dispositivo Wi-Fi che abbiamo in casa. È il cuore della rete wireless. Quando configuriamo in Wi-Fi i nostri dispositivi domestici, dovremo identificarla tramite l’SSID, appunto il nome della rete che vedremo per esempio sul nostro smartphone, e che sarà necessario proteggere, per evitare che altri utenti vi si colleghino. La PSK è la password che usiamo per accedere alla nostra rete. Viene dalla parola inglese “Preshared Key”, chiave condivisa.

Sappiamo che le reti wireless funzionano tramite un segnale radio, che può essere trasmesso a frequenze differenti. Le frequenze utilizzate nel Wi-Fi sono a 2.4 o a 5 GHZ, tecnologie ugualmente valide perché compensano i loro punti di forza e di debolezza.

La 2.4 GHZ non permette grosse velocità ma è meno influenzata dagli ostacoli costituiti dalle mura della nostra casa, ad esempio, mentre la 5 GHZ è più veloce ma anche più sensibile agli ostacoli. Per questo la soluzione migliore è averle entrambe tramite tecnologia dual band, caratteristica che permette a un access point di operare contemporaneamente sia sulla banda dei 2.4 GHz che su quella dei 5 GHz. Può anche coadiuvare i dispositivi che si collegano a scegliere la banda migliore. Se non c’è questa caratteristica, usualmente il nostro smartphone, ad esempio, sceglierà la banda migliore in quel momento o in quella posizione rispetto all’access-point.

A proposito, le due bande di cui abbiamo parlato sono suddivise in canali, è ovvio che se scegliamo un canale dove c’è già un altro access point stiamo pestando i piedi al nostro vicino oppure a noi stessi se gli access point sono i nostri. Come fare? Di solito gli access point effettuano una scansione dei canali per cercare il migliore automaticamente all’avvio. Spegnere/accendere i nostri apparati può essere d’aiuto se notiamo problemi di velocità, a “stimolarli” a cercare un canale più pulito.  

L’access point non è però l’unico dispositivo casalingo che possiamo utilizzare per collegarci in Wi-Fi, o potenziare il nostro segnale. Vediamone anche altri.

Mesh: letteralmente “maglia”, indica la disponibilità di più access point a cooperare per realizzare un’unica rete wireless. Questo permette di posizionare in un grosso spazio più access point in modo che siano tra di loro collegati (con o senza fili) ed espandere così la copertura della rete su una superficie ampia, dove un solo access point non sarebbe arrivato per via di ostacoli o per i limiti naturali delle basse potenze in uso.

Extender: desueti già da qualche anno perché soppiantati dalla tecnologia mesh, realizzano una estensione della copertura della rete wireless, ma usando solo un canale per volta. Dovendo “ripetere” ciò che ascoltano, di fatto la nostra rete è occupata per metà del tempo a trasmettere i dati e per l’altra metà a ripeterli di nuovo, dimezzando la velocità massima possibile. Nel caso del mesh ciò non avviene per via dell’uso più intelligente delle risorse che la tecnologia “dual-band” permette.

Powerline: sono dispositivi che usano i cavi della corrente elettrica (ovunque presenti nelle nostre case) sfruttandoli come se fossero dei cavi di rete. Naturalmente non essendo dei cavi di rete la loro efficacia non è la stessa e ci sono casi nei quali le performance complessive possono anche essere particolarmente deludenti. Sono però un’alternativa per arrivare nei punti più lontani della nostra casa nel caso in cui non sia possibile cablarla in modo tradizionale.

Un esempio è l’esigenza, per chi abita ai piani alti di un condominio, di connettersi in garage. In questo caso la powerline potrebbe essere l’unica soluzione possibile.

Magari riscontreremo un abbassamento delle prestazioni rispetto alla nostra abitazione, ma vuoi mettere la comodità?!   Vuoi sapere qual è il dispositivo Wi-Fi più adatto alle tue esigenze? Dai un’occhiata a questo post!

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