Il nostro appuntamento con “Le parole di Internet” oggi affronta un argomento familiare a tanti di noi, soprattutto durante la lunga prigionia forzata della pandemia: lo smart working.
Letteralmente “lavoro intelligente”, lo smart working fa riferimento ad una nuova modalità per espletare i propri compiti di lavoro fuori dalla loro sede naturale. Ad esempio, lavorando da casa. Questo è possibile in primis se, naturalmente, il lavoro lo permette, e il lavoro d’ufficio che non coinvolge obbligatoriamente l’interazione fisica con oggetti o persone è in gran parte trasformabile in smart working. Lo smart working scollega il lavoratore dalla sede operativa della propria azienda, ma lo obbliga a connettersi ad Internet dalla propria rete personale, che molto difficilmente può garantire la stessa sicurezza di una rete aziendale. Per questo è fondamentale una connessione VPN per lavorare in smart working senza correre rischi.
VPN
VPN significa letteralmente Virtual Private Network. Essa serve a garantire che i dati ricevuti e inviati dal computer di casa viaggino sicuri per la rete e restino privati. Internet, per definizione, è una rete aperta, a cui tutti possono accedere, attraverso un router casalingo o un qualsiasi smartphone o tablet dotato di scheda SIM, nonché dalle reti Wi-Fi pubbliche o aziendali. Ma quando ci connettiamo ad Internet per lavorare, trattando dati sensibili, siamo sicuri che i nostri dati non siano visti da altri e non possano essere utilizzati? La risposta è “no”. I dati che trasmettiamo (indirizzo IP del nostro device, tipologia dei dati trasmessi, ecc.) potrebbero potenzialmente essere intercettati da malintenzionati per i più diversi scopi. Per rendere lo scambio di dati il più sicuro possibile (questione fondamentale per le aziende) ecco allora la necessità di costruire una rete VPN e di dotare tutti i device aziendali di una connessione VPN. Una VPN instaura una specie di tunnel. Vediamo cos’è!
Tunnel VPN
Si concretizza generalmente per mezzo di un software installato in ogni PC che, dopo essersi assicurato della nostra identità, ad esempio con una password, dirotta tutto il traffico prodotto dalla nostra stazione di lavoro in una sorta di “canale” attraverso cui passa tutto. Questo flusso viene cifrato opportunamente ed inviato via internet verso l’azienda. Il risultato è di riprodurre uno standard di sicurezza che normalmente in una rete fisica aziendale è assicurato dall’infrastruttura, mentre lavorando in smart working la sicurezza informatica dipende da quanto la nostra rete casalinga è ben configurata. Potremo così dialogare con colleghi, inviare e ricevere email, utilizzare software aziendali in piena sicurezza: i nostri dati, infatti, vengono sottoposti anche a meccanismi di integrità che li rende impossibili non solo da interpretare o intercettare ma anche modificare.
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